La realtà sensibile

Panoramica della mostra (incontro filosofico visivo) svoltasi il giorno 8 settembre 2024, presso Opificio Vaccari - Santo Stefano di magra (SP) Italia. Testo di Ludwig Wittgenstein (1889-1951) e note teoretiche di Virgilio Rospigliosi.

 

 

Trattato Logico-Filosofico Ludwig Wittgenstein (1889-1951)

1 Il mondo è tutto ciò che accade. Die Welt ist alles, was der Fall ist. 

1.1 Il mondo è la totalità dei fatti, non delle cose. 

1.2 Il mondo si divide in fatti. 

2. Ciò che accade, il Fatto, è il sussistere di Stati di Cose. 

2.1 Noi ci facciamo immagini dei fatti. 

2.11 L’immagine presenta la situazione nello spazio logico, il sussistere e non sussistere di stati di cose. 

2.12 L’immagine è un modello della realtà. 

2.13 Agli oggetti corrispondono nell’immagine gli elementi dell’immagine. 

2.14 L’immagine consiste nell’essere i suoi elementi in una determinata relazione l’uno al l’altro. 

2.141 L’immagine è un fatto. 

3. L’immagine logica dei Fatti è il Pensiero. 

3.01 La totalità dei pensieri veri è un’immagine del mondo. 

3.02 Il pensiero contiene la possibilità della situazione che esso pensa. Ciò che è pensabile è anche possibile. 

3.03 Non possiamo pensare nulla d’illogico, ché altrimenti dovremmo pensare illogicamente. 

4. Il Pensiero è la Proposizione munita di Senso. 

4.001 La totalità delle proposizioni è il Linguaggio. 

4.002 L’uomo possiede la capacità di costruire linguaggi, con i quali ogni senso può esprimersi, senza sospettare come e che cosa ogni parola significhi. (…) Il linguaggio traveste i pensieri. E precisamente così che dalla forma esteriore dell’abito non si può concludere alla forma dei pensiero rivestito; perché la forma esteriore dell’abito è formata per ben altri scopi che quello di far riconoscere la forma del corpo. Le tacite intese per la comprensione del linguaggio comune sono enormemente complicate. 

4.003 Il più delle proposizioni e questioni che sono state scritte su cose filosofiche è non falso, ma insensato. Perciò a questioni di questa specie non possiamo affatto rispondere, ma possiamo solo stabilire la loro insensatezza. Il più delle questioni e proposizioni dei filosofi si fonda sul fatto che noi non comprendiamo la nostra logica del linguaggio. (Esse sono della specie della questione, se il bene sia più o meno identico del bello). Né meraviglia che i problemi più profondi propriamente non siano problemi. 

4.0031 Tutta la filosofia è «critica del linguaggio».

4.1 La proposizione rappresenta il sussistere o no degli stati di cose. 

4.11 La totalità delle proposizioni vere è la Scienza Naturale tutta. 

4.111 La Filosofia non è una scienza naturale. (La parola «filosofia» deve significare qualcosa che sta sopra o sotto, non già presso, le scienze naturali). 

4.112 Scopo della filosofia è la chiarificazione logica dei pensieri. La filosofia è non una dottrina, ma un’attività. (…) La filosofia deve chiarire e delimitare nettamente i pensieri che altrimenti, direi, sarebbero torbidi e indistinti. 

4.113 La filosofia limita il campo disputabile della scienza naturale.

4.114 Essa deve delimitare il pensabile e con ciò l’impensabile. Essa deve delimitare l’impensabile dal di dentro, attraverso il pensabile. 

4.2 Il senso della proposizione è la sua concordanza o meno con le possibilità del sussistere o meno degli stati di cose. 

4.46 Tra i possibili gruppi di condizioni di verità vi sono due casi estremi. Nel primo caso, la proposizione è vera per tutte le possibilità di verità delle proposizioni elementari. Noi diciamo che le condizioni di verità sono tautologiche. Nel secondo caso, la proposizione è falsa per tutte le possibilità di verità. Le condizioni di verità sono contraddittorie. Nel primo caso noi chiamiamo la proposizione una tautologia; nel secondo, una contraddizione. 

4.461 La proposizione mostra ciò che dice; la tautologia e la contraddizione mostrano che esse non dicono nulla. La tautologia non ha condizioni di verità, poiché è incondizionatamente vera; e la contraddizione è sotto nessuna condizione vera. Tautologia e contraddizione sono prive di senso. 

4.4611 Tautologia e contraddizione non sono però insensate; esse appartengono al simbolismo, così come lo “o” al simbolismo dell’aritmetica. 

4.462 Tautologia e contraddizione non sono immagini della realtà. Esse non rappresentano alcuna possibile situazione. Infatti, quella ammette ogni possibile situazione; questa, nessuna. Nella tautologia le condizioni della concordanza con il mondo – le relazioni di rappresentazione – si annullano l’una l’altra, così che essa non sta in alcuna relazione di rappresentazione con la realtà. 4.464 La verità della tautologia è certa; della proposizione, possibile; della contraddizione, impossibile. 

5. La Proposizione è una Funzione di verità. 

5.6 I limiti del mio linguaggio significano i limiti del mio mondo. 

5.61 La logica riempie il mondo; i limiti del mondo sono anche i suoi limiti. Non possiamo dunque dire nella logica: Questo e quest’altro v’è nel mondo, quello no. Ciò parrebbe infatti presupporre che noi escludiamo certe possibilità, e questo non può essere, poiché altrimenti la logica dovrebbe trascendere i limiti del mondo; solo così potrebbe considerare questi limiti anche dall’altro lato. Ciò, che non possiamo pensare, non possiamo pensare; né dunque possiamo dire ciò che non possiamo pensare. 

5.632 Il soggetto non appartiene al mondo, ma è un limite del mondo. 

6. La Forma generale della funzione di verità è: [ , , N( )]1 . 

6.1 Le proposizioni della Logica sono tautologie. 

6.13 La logica non è una dottrina, ma un’immagine speculare del mondo. La logica è trascendentale. 

6.4 Né, quindi, vi possono essere proposizioni dell’etica. Le proposizioni non possono esprimere nulla ch’è più alto. 

6.421 È chiaro che l’etica non può formularsi. L’etica è trascendentale. 

6.2 La Matematica è un metodo logico. 

6.3 (…) Fuori della logica tutto è Accidente. 

6.4 Tutte le proposizioni sono d’egual Valore.  

6.41 Il senso del mondo dev’essere al di fuori di esso. Nel mondo tutto è come è, e tutto avviene come avviene; non v’è in esso alcun valore. 

6.42 Né quindi vi possono essere proposizioni dell’Etica. 

6.431 Come pure, alla Morte il mondo non s’altera, ma cessa. 

6.4311 La morte non è un evento della vita. La morte non si vive. 

6.4312 La soluzione dell’Enigma della vita nello spazio e tempo è fuori dello spazio e tempo. 

6.432 Come il mondo è, è del tutto indifferente per ciò che è più alto. Dio non rivela sé nel mondo. 

6.44 Non come il mondo è, è il Mistico, ma che esso è. 6.5 D’una risposta che non si può formulare non si può formulare neppure la domanda. 

6.51 Lo scetticismo è non inconfutabile, ma apertamente insensato, se vuol mettere in dubbio ove non si può domandare. Ché dubbio può sussistere solo ove sussiste una domanda; domanda, solo ove sussiste una risposta; risposta, solo ove qualcosa può esser detto. 

6.52 Noi sentiamo che anche qualora tutte le possibili domande scientifiche avessero avuto risposta, i problemi della vita non sarebbero stati ancora neppure toccati. Certo, allora non resta più domanda alcuna, e questa appunto è la risposta. 

6.521 La soluzione del problema della vita si scorge allo sparir di esso. 

6.53 Il Metodo corretto della filosofia sarebbe questo: nulla dire se non ciò che può dirsi; dunque proposizioni della scienza naturale; dunque qualcosa che nulla ha a che fare con la filosofia, e poi, ogni volta che altri voglia dire qualcosa di metafisico, mostrargli che, a certi segni nelle sue proposizioni, egli non ha dato significato alcuno. 

6.54 Le mie proposizioni illustrano così: colui che le comprende, alla fine le riconosce insensate, se è salito per mezzo di esse, su esse, oltre esse. (Egli deve, per così dire, gettare la scala dopo esservi salito). Egli deve superare queste proposizioni. Allora vede rettamente il mondo. 

7. Di ciò di cui non si può parlare, si deve tacere. Wovon man nicht sprechen kann, darüber muß man schweigen.

Archetipi Psichici Visivi Virgilio Rospigliosi

Gli “Archetipi Psichici Visivi” rappresentano un percorso di studi visionari che affonda le sue radici negli anni '80, un’epoca in cui l’artista, ispirato dagli esperimenti del Dott. John Lilly sulla deprivazione sensoriale, intraprende un viaggio esplorativo insieme a due amici. La costruzione di una rudimentale “Isolation Tank” diventa il mezzo attraverso il quale si cerca di superare le proprie convinzioni e di esplorare visioni atipiche, con l’obiettivo di portare l'azione creativa a uno stato di purezza. Questo percorso si articola in tre stanze, ognuna delle quali rappresenta una fase distinta del processo creativo. Stanza “A”: Intuizione e materiale sperimentale pre-processo creativo. Nella Stanza “A”, l’artista raccoglie decine di studi e sperimentazioni che si trovano al limite della comprensione. Queste forme, elaborate subito dopo le sedute in vasca di deprivazione sensoriale, sono segnali non ancora filtrati dalla consapevolezza, privi di ogni riferimento conscio. È qui che l’intuizione pura prende forma, in un flusso di coscienza che sfida le convenzioni della percezione. Stanza “B”: Materiale selezionato in osservazione Ciò che nella Stanza “A” era considerato un segnale grezzo, nella Stanza “B” diventa materia da selezionare e studiare. Questo processo di osservazione e selezione è cruciale per il raffinamento delle intuizioni iniziali, trasformandole in elementi concreti che possono essere utilizzati nel processo creativo. È un momento di riflessione e analisi, in cui l’artista cerca di dare un senso alle visioni atipiche emerse dalla deprivazione sensoriale. 71 Stanza “C”: Oggettivazione. La sperimentazione sul materiale selezionato e studiato produce i primi dati oggettivi di ciò che sarà il risultato finale. In questa fase, il ricordo e la memoria delle forme percepite durante le sedute in vasca di deprivazione sensoriale giocano un ruolo fondamentale. È qui che l’artista riesce a oggettivare le sue visioni, trasformandole in opere d’arte tangibili che riflettono il suo viaggio interiore. In conclusione, gli “Archetipi Psichici Visivi” non sono solo un insieme di opere d'arte, ma rappresentano un processo di ricerca emozionale oggettivata. È un viaggio che esplora i confini della percezione e della consapevolezza, cercando di portare alla luce le visioni più profonde e atipiche dell’uomo. Questo percorso, iniziato alla fine degli anni '80 e ancora attivo.

Defunzionalizzazioni Virgilio Rospigliosi

Il concetto di “Significato” esplorato da Virgilio Rospigliosi, offre una prospettiva affascinante e complessa sulla natura degli oggetti e il loro ruolo nella nostra percezione e comprensione del mondo. Rospigliosi ci invita a riflettere su come il significato di un oggetto sia intrinsecamente legato al suo scopo e come questo significato possa essere radicalmente trasformato attraverso la defunzionalizzazione. Iniziamo con l’idea che il significato di un oggetto dipende esclusivamente dal suo scopo. Questo principio è fondamentale per comprendere come la funzione di un oggetto influenzi la nostra percezione e interpretazione di esso. Un oggetto funzionante, definito come “A-integro”, possiede un significato “B-coerente” che è direttamente correlato alla sua utilità e funzione originaria. 72 Tuttavia, quando un oggetto viene intenzionalmente rotto, il suo significato originario viene annullato, trasformandosi in “Amutato”. Questo processo di mutazione non è solo fisico ma anche semantico, poiché l’oggetto perde la sua funzione originale e, di conseguenza, il suo significato. La rottura dell’oggetto e la conseguente perdita del significato originario portano a una nuova determinazione ontologica. L’oggetto, ora privo della sua funzione e del suo significato iniziale, assume una nuova morfologia e una nuova estetica, diventando “C-nativo”. Questo nuovo stato dell’oggetto rappresenta una rinascita, dove la sua estetica diventa il suo nuovo significato e funzione. È interessante notare come questa trasformazione crei una distorsione estetica e concettuale, poiché la mente umana continua a riconoscere la morfologia precedente dell’oggetto, nonostante il suo nuovo significato. Analisi filosofica della defunzionalizzazione La defunzionalizzazione, come concetto, ci porta a riflettere sulla natura stessa del significato e su come esso sia intrinsecamente legato alla funzione. In un certo senso, possiamo vedere la defunzionalizzazione come un atto di liberazione, un processo attraverso il quale un oggetto viene liberato dalle sue catene funzionali per assumere una nuova identità. Questo processo di trasformazione non è solo fisico, ma anche semantico e ontologico. Quando un oggetto viene defunzionalizzato, esso perde il suo significato originario e ne acquisisce uno nuovo. Questo nuovo significato non è più legato alla funzione dell’oggetto, ma alla sua estetica e alla sua nuova morfologia. In questo senso, la defunzionalizzazione può essere vista come un atto di creazione, un processo attraverso il quale un nuovo significato viene creato a partire dalla distruzione del vecchio.


 


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